lunedì 8 gennaio 2018

Idiotismo

Nel corso su Spinoza del 1980, Deleuze afferma:

Letteralmente, potrei dire: fanno gli idioti. Fare l'idiota. Fare l'idiota è sempre stata una funzione della filosofia.

Una funzione della filosofia è quella di giocare a fare l'idiota. La filosofia è sin dall'inizio strettamente legata all'essere idioti. Ogni filosofo che realizza un nuovo idioma, un nuovo linguaggio, un nuovo pensiero sarà necessariamente stato un idiota. Soltanto l'idiota ha accesso al completamente Altro. L'essere idioti dischiude al pensiero un campo di immanenza fatto di eventi e singolarità, che si sottrae a ogni soggettivazione e psicologizzazione. La storia della filosofia è una storia dell'essere idioti. Socrate, che sa soltanto di non sapere, è un idiota; tale è, allo stesso modo, Descartes, che pone tutto in dubbio. Cogito ergo sum è proprio dell'essere idioti. Una contrazione interna del pensiero rende possibile un altro inizio: Descartes pensa, in quanto pensa il pensare. Mediante il suo riferirsi a se stesso, il pensiero riconquista Io stato verginale. All'idiota cartesiano, Deleuze ne fa seguire un altro:

Il vecchio idiota voleva delle evidenze alle quali sarebbe arrivato da solo: nell'attesa, avrebbe dubitato di tutto […]. Il nuovo idiota non vuole nessuna evidenza […], vuole l’assurdo: non è più la stessa immagine del pensiero. Il vecchio idiota voleva il vero, ma il nuovo vuole fare dell’assurdo la massima potenza del pensiero.

Oggi la figura dell'outsider, del folle o dell'idiota sembra essere come scomparsa dalla società: la connessione digitale totale aumenta considerevolmente la coercizione alla conformità. La violenza del consenso soffoca l'essere idioti. A Botho Strauss è ben chiara la differenza tra il conformismo odierno e la convenzione borghese:

Per lui, per l'idiota, è come se tutti gli altri si parlassero in modo perfettamente intonato. Sintonizzati al volume minimo tollerabile. Una convenzione più rigida di ogni precedente, nota all'età borghese.

L'idiota è un idiosincratico: l'idiosincrasia indica, letteralmente, una particolare combinazione di liquidi corporei e l’ipersensibilità che ne è conseguenza. Laddove si pretende di accelerare la comunicazione, l'idiosincrasia rappresenta un impedimento, a causa della sua resistenza immunologica all'Altro. Essa blocca l'illimitato scambio comunicativo con l’Altro.

Pertanto, all'accelerazione della comunicazione è necessaria l’immunosoppressione. La reazione immunologica è massicciamente repressa, al fine di accelerare la circolazione di informazione e capitale. La comunicazione prende velocità là dove l’Uguale reagisce all'Uguale. La resistenza e la riluttanza della diversità o dell'estraneità disturbano e rallentano, invece, la piatta comunicazione dell'Uguale. È proprio nell'inferno dell'Uguale che la comunicazione raggiunge la massima velocità.

L'idiotismo rappresenta, di fronte alla coercizione alla comunicazione e alla conformità, una pratica di libertà. L'idiota è, secondo la sua essenza, il non-connesso, il non-informato. Egli abita l'esterno che non può essere pensato in anticipo e che si sottrae a ogni comunicazione e connessione.

L'idiota si gira come una rosa recisa nel gorgo di uomini risoluti - uomini nel consenso. Uniti e parte di un unico, miracoloso accordo.

L'idiota è il moderno eretico. Il termine "eresia" significa, in origine, scelta. L'eretico, dunque, è qualcuno che ricorre a una scelta libera. Egli ha il coraggio di deviare dall'ortodossia: coraggiosamente, si libera dalla coercizione alla conformità. L'idiota come l'eretico è una figura della resistenza contro la violenza del consenso: egli conserva il fascino dell’outsider. Oggi, a fronte della crescente coercizione alla conformità, è più urgente che mai affinare coscienza eretica.

L’essere idiota si oppone al potere dominante neo-liberale, alla sua comunicazione e sorveglianza totali. L'idiota non "comunica", anzi, comunica per mezzo del non-comunicabile. Cosi, si chiude nel silenzio. L'idiotismo raggiunge liberi spazi del silenzio, della quiete e della solitudine, nei quali è possibile dire qualcosa che meriti davvero di esser detto. Deleuze annunciava già nel 1995 questa politica del silenzio, indirizzata contro quella psicopolitica liberale che costringe perfino alla comunicazione e alla condivisione:

Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono a esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, di essere detto.

L' idiot savant ha accesso a un sapere completamente diverso: egli si innalza al di sopra dell'orizzontale, al di sopra dell'essere puramente informati e connessi:

L’idiot savant, come si è in un primo momento chiamato l’autistico, andrebbe liberato come concetto e sarebbe forse utilizzabile per quelle avventure che sono collegate in più modi e non solo l'una con l’altra.

L'idiotismo dischiude uno spazio vergine, la lontananza necessaria al pensiero per stabilire un linguaggio completamente diverso. L’idiot savant si nutre di lontananza come lo stilita: una tensione verticale gli permette un accordo superiore, che lo rende sensibile a eventi, a (tras)missioni dal futuro:

Stilita, chi sta sulla colonna, antenna. Le onde della trasmissione smisurata producono, nella bocca del santo, lo stesso rumore di un segnale debole, che l'idiota riceve dal mondo.

Intelligenza significa scegliere tra (inter-legere): essa non è completamente libera, in quanto è prigioniera di un tra condizionato dal sistema. Non ha modo di proiettarsi all'esterno, perché può scegliere solo tra opzioni interne a un sistema. Essa non dispone, dunque, di una scelta veramente libera, ma di una selezione di offerte rese disponibili dal sistema. L'intelligenza ne segue la logica: è immanente a un sistema. Il sistema in questione definisce l'intelligenza in questione. Cosi, l'intelligenza non ha accesso al completamente Altro. Essa abita l'orizzontale, mentre l'idiota sfiora il verticale, perché abbandona il sistema dominante, ossia l’intelligenza. “L’essenza della stupidità è delicata come le ali di una libellula, riluce di un’intelligenza superata”
Nel suo ultimo testo "L’immanenza della vita..”, Deleuze innalza l'immanenza a formula della beatitudine:

Diciamo che la pura immanenza è UNA VITA, e nient'altro. Non è immanenza alla vita, ma l'immanente che non è in niente è una vita. Una vita è l'immanenza dell'immanenza, l'immanenza assoluta: è completa potenza, è completa beatitudine.

L'immanenza è, quindi, un immanente che "non è in niente", perché non è immanente a nient'altro che a se stesso. Perciò, è “l’immanenza dell'immanenza": non è sottomesso a nulla, ma basta a se stesso. Su questo piano immanente della vita non è possibile stabilire alcun ordine dominante: il capitale si manifesta come trascendenza, che aliena la vita da se stessa. L'immanenza come vita supera questo rapporto di alienazione. La pura immanenza è il vuoto, che non si lascia psicologizzare né soggettivizzare. Nel vuoto, la vita immanente è più leggera, più ricca, più libera. L'idiota non è caratterizzato dall'individualità o dalla soggettività, ma dalla singolarità: cosi, è affine per essenza ai bambini che ancora non sono un individuo, una persona.

Non le qualità individuali, ma gli eventi impersonali fissano il suo esserci:

Per esempio i neonati si somigliano tutti e non possiedono affatto individualità; ma hanno singolarità, un sorriso, un gesto, una smorfia, eventi che non sono caratteri soggettivi. I neonati sono attraversati da una vita immanente che è pura potenza, e anche beatitudine attraverso le sofferenze e le debolezze


L'idiota assomiglia a quell'homo tantum, che non ha più un nome, sebbene non si confonda con nessun altro. Il piano immanente, al quale egli ha accesso, è la matrice della desoggettivazione e della de-psicologizzazione. È la negatività, che il soggetto strappa da se stesso e che lo libera nell'immensità del tempo vuoto. L'idiota non è un soggetto: "Piuttosto, l'esistenza di un fiore: semplice apertura alla luce”. 

Byung Chul Han - Psicopolitica

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