Nel corso su Spinoza del 1980, Deleuze afferma:
Letteralmente, potrei dire: fanno gli
idioti. Fare l'idiota. Fare l'idiota è sempre stata una funzione della
filosofia.
Una
funzione della filosofia è quella di giocare a fare l'idiota. La filosofia è
sin dall'inizio strettamente legata all'essere idioti. Ogni filosofo che
realizza un nuovo idioma, un nuovo linguaggio, un nuovo pensiero sarà
necessariamente stato un idiota. Soltanto l'idiota ha accesso al completamente
Altro. L'essere idioti dischiude al pensiero un campo di immanenza fatto di
eventi e singolarità, che si sottrae a ogni soggettivazione e
psicologizzazione. La storia della filosofia è una storia dell'essere idioti.
Socrate, che sa soltanto di non sapere, è un idiota; tale è, allo stesso modo,
Descartes, che pone tutto in dubbio. Cogito
ergo sum è proprio dell'essere idioti. Una contrazione interna del pensiero
rende possibile un altro inizio: Descartes pensa, in quanto pensa il pensare.
Mediante il suo riferirsi a se stesso, il pensiero riconquista Io stato
verginale. All'idiota cartesiano, Deleuze ne fa seguire un altro:
Il vecchio idiota voleva delle evidenze alle
quali sarebbe arrivato da solo: nell'attesa, avrebbe dubitato di tutto […]. Il
nuovo idiota non vuole nessuna evidenza […], vuole l’assurdo: non è più la
stessa immagine del pensiero. Il vecchio idiota voleva il vero, ma il nuovo
vuole fare dell’assurdo la massima potenza del pensiero.
Oggi
la figura dell'outsider, del folle o dell'idiota sembra essere come scomparsa
dalla società: la connessione digitale totale aumenta considerevolmente la coercizione
alla conformità. La violenza del consenso soffoca l'essere idioti. A Botho
Strauss è ben chiara la differenza tra il conformismo odierno e la convenzione
borghese:
Per lui, per l'idiota, è come se tutti gli
altri si parlassero in modo perfettamente intonato. Sintonizzati al volume
minimo tollerabile. Una convenzione più rigida di ogni precedente, nota all'età
borghese.
L'idiota
è un idiosincratico: l'idiosincrasia indica, letteralmente, una particolare
combinazione di liquidi corporei e l’ipersensibilità che ne è conseguenza.
Laddove si pretende di accelerare la comunicazione, l'idiosincrasia rappresenta
un impedimento, a causa della sua resistenza immunologica all'Altro. Essa
blocca l'illimitato scambio comunicativo con l’Altro.
Pertanto,
all'accelerazione della comunicazione è necessaria l’immunosoppressione. La
reazione immunologica è massicciamente repressa, al fine di accelerare la circolazione
di informazione e capitale. La comunicazione prende velocità là dove l’Uguale
reagisce all'Uguale. La resistenza e la riluttanza della diversità o
dell'estraneità disturbano e rallentano, invece, la piatta comunicazione
dell'Uguale. È proprio nell'inferno
dell'Uguale che la comunicazione raggiunge la massima velocità.
L'idiotismo
rappresenta, di fronte alla coercizione alla comunicazione e alla conformità,
una pratica di libertà. L'idiota è, secondo la sua essenza, il non-connesso, il
non-informato. Egli abita l'esterno che
non può essere pensato in anticipo e che si sottrae a ogni comunicazione e
connessione.
L'idiota si gira come una rosa recisa nel
gorgo di uomini risoluti - uomini nel consenso. Uniti e parte di un unico,
miracoloso accordo.
L'idiota
è il moderno eretico. Il termine "eresia" significa, in origine,
scelta. L'eretico, dunque, è qualcuno che ricorre a una scelta libera. Egli ha
il coraggio di deviare dall'ortodossia: coraggiosamente, si libera dalla
coercizione alla conformità. L'idiota come l'eretico è una figura della
resistenza contro la violenza del consenso: egli conserva il fascino
dell’outsider. Oggi, a fronte della crescente coercizione alla conformità, è
più urgente che mai affinare coscienza
eretica.
L’essere
idiota si oppone al potere dominante neo-liberale, alla sua comunicazione e
sorveglianza totali. L'idiota non "comunica", anzi, comunica per
mezzo del non-comunicabile. Cosi, si chiude nel silenzio. L'idiotismo raggiunge
liberi spazi del silenzio, della quiete e della solitudine, nei quali è
possibile dire qualcosa che meriti davvero di esser detto. Deleuze annunciava
già nel 1995 questa politica del silenzio, indirizzata contro quella
psicopolitica liberale che costringe perfino alla comunicazione e alla condivisione:
Il problema non è più quello di fare in modo
che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e
di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze
della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la
costringono a esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non
aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o
di rarefatto che meriti, per poco che sia, di essere detto.
L' idiot savant ha accesso a un sapere
completamente diverso: egli si innalza al di sopra dell'orizzontale, al di
sopra dell'essere puramente informati e connessi:
L’idiot savant, come si è in un primo
momento chiamato l’autistico, andrebbe liberato come concetto e sarebbe forse
utilizzabile per quelle avventure che sono collegate in più modi e non solo
l'una con l’altra.
L'idiotismo
dischiude uno spazio vergine, la lontananza necessaria al pensiero per
stabilire un linguaggio completamente diverso. L’idiot savant si nutre di lontananza come lo stilita: una tensione
verticale gli permette un accordo
superiore, che lo rende sensibile a eventi, a (tras)missioni dal futuro:
Stilita, chi sta sulla colonna, antenna. Le
onde della trasmissione smisurata producono, nella bocca del santo, lo stesso
rumore di un segnale debole, che l'idiota riceve dal mondo.
Intelligenza
significa scegliere tra (inter-legere):
essa non è completamente libera, in quanto è prigioniera di un tra condizionato dal sistema. Non ha
modo di proiettarsi all'esterno, perché può scegliere solo tra opzioni interne
a un sistema. Essa non dispone, dunque, di una scelta veramente libera, ma di
una selezione di offerte rese disponibili dal sistema. L'intelligenza ne segue
la logica: è immanente a un sistema. Il sistema in questione definisce
l'intelligenza in questione. Cosi, l'intelligenza non ha accesso al
completamente Altro. Essa abita l'orizzontale, mentre l'idiota sfiora il
verticale, perché abbandona il sistema dominante, ossia l’intelligenza.
“L’essenza della stupidità è delicata come le ali di una libellula, riluce di
un’intelligenza superata”
Nel
suo ultimo testo "L’immanenza della vita..”, Deleuze innalza l'immanenza a
formula della beatitudine:
Diciamo che la pura immanenza è UNA VITA, e
nient'altro. Non è immanenza alla vita, ma l'immanente che non è in niente è
una vita. Una vita è l'immanenza dell'immanenza, l'immanenza assoluta: è
completa potenza, è completa beatitudine.
L'immanenza
è, quindi, un immanente che "non è in niente", perché non è immanente
a nient'altro che a se stesso. Perciò, è “l’immanenza dell'immanenza": non
è sottomesso a nulla, ma basta a se stesso. Su questo piano immanente della
vita non è possibile stabilire alcun ordine dominante: il capitale si manifesta
come trascendenza, che aliena la vita da se stessa. L'immanenza come vita
supera questo rapporto di alienazione. La pura immanenza è il vuoto, che non si
lascia psicologizzare né soggettivizzare. Nel vuoto, la vita immanente è più
leggera, più ricca, più libera. L'idiota non è caratterizzato dall'individualità
o dalla soggettività, ma dalla singolarità: cosi, è affine per essenza ai bambini
che ancora non sono un individuo, una persona.
Non
le qualità individuali, ma gli eventi
impersonali fissano il suo esserci:
Per esempio i neonati si somigliano tutti e
non possiedono affatto individualità; ma hanno singolarità, un sorriso, un
gesto, una smorfia, eventi che non sono caratteri soggettivi. I neonati sono
attraversati da una vita immanente che è pura potenza, e anche beatitudine attraverso
le sofferenze e le debolezze
L'idiota
assomiglia a quell'homo tantum, che
non ha più un nome, sebbene non si confonda con nessun altro. Il piano
immanente, al quale egli ha accesso, è la matrice della desoggettivazione e
della de-psicologizzazione. È la negatività, che il soggetto strappa da se
stesso e che lo libera nell'immensità del tempo vuoto. L'idiota non è un
soggetto: "Piuttosto, l'esistenza di un fiore: semplice apertura alla
luce”.
Byung Chul Han - Psicopolitica
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